venerdì 3 aprile 2009

Concept

Da dove si innescano i processi evolutivi istintivi nei confronti del mondo che ci circonda?
Sono percorsi dettati da una mera funzionalità biologica tra uomo e natura o i modi in cui l’essere umano osserva il mondo selvaggio e si rapporta ad esso?
Rousseau esaltava la purezza dell’ego primitivo che scevro dalla civilizzazione riesce a rapportarsi a tutto ciò che è incontaminato, e tutt’ora in queste metropoli postmoderne l’uomo riesce a guardare la natura con un’interrogativo senso del sublime.
In questa riflessione di dualistico conflitto oppositivo fra natura e cultura si fa autore ed interprete Damiano Tullio che nella sua produzione “totem naturali e tabù civilizzati” affronta con un’ottica simpatetica e diacronica il suo lavoro di antropologo ed artista. In questi lavori l’autore fa rivivere attraverso elementi del mondo naturale e rurale le riflessioni escatologiche che l’essere umano nutre nei confronti dell’ “indefinito”, ovvero il mondo naturale e i suoi fenomeni, quel mondo incontrollabile e ingestibile se non attraverso il piano culturale e rituale.
Opere di gesso, metallo arrugginito, legno, foglie e terra fanno parte di un ampio discorso citazionale dove i protagonisti diventano antichi miti, usi, costumi e rituali legati ad un’orizzonte arcaico ormai distante dalla attuale contemporaneità, ma al tempo stesso presenti in modo evidente in ogni gesto sociale che pone gli individui in relazione tra loro e la natura stessa.

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